Pro Loco Acquarica del Capo

30 set 20204 min

Donato Cazzato (1922 - 1944) e i Partigiani, Patrioti e Deportati Acquaricesi

Aggiornato il: gen 27

Indice

  • Il Capitano Partigiano Donato Cazzato

  • I Partigiani, Patrioti e Deportati Acquaricesi

    • Partigiani e Patrioti Acquaricesi

    • Acquaricesi deportati nei Lager

Il Capitano Partigiano Donato Cazzato

Il Capitano Donato Cazzato

Donato Cazzato nacque ad Acquarica del Capo il 29 gennaio 1922 da Giorgio Luigi, originario di Presicce, e Marina Vitali di Acquarica del Capo, quinto di nove figli.

Come la quasi totalità dei ragazzi dell'epoca, dopo i primi fondamenti scolastici, venne presto obbligato alle fatiche della campagna.

Con l’entrata in guerra dell’Italia, fu chiamato alle armi il 15 gennaio 1942, venendo impegnato con la Divisione “Pistoia” nelle operazioni di guerra nei Balcani (Campagna di Grecia).

Nel febbraio del 1943 fu trasferito al deposito del 3° Reggimento di Artiglieria della sua Divisione di Fanteria per essere poi aggregato, il 10 aprile, al Distretto di Ferrara nella Divisione Corazzata "Ariete", in fase di ricostruzione nella città estense con la nuova denominazione di 135^ Divisione Corazzata "Ariete II", al cui comando fu posto il Generale Raffaele Cadorna.

Dopo l'Armistizio firmato da Badoglio l'8 settembre 1943, tre milioni di soldati Italiani furono considerati "traditori" dai Nazifascisti e cominciarono le deportazioni e le escuzioni per rappresaglia.

Il re e i membri del governo fuggirono da Roma, che fu occupata dai tedeschi il 10 settembre; Donato Cazzato, che si trovava nella Capitale con la sua Divisione presso il lago di Bracciano, a seguito della disgregazione dell'esercito, raggiunse Ferrara e la fidanzata Alda Pavani. Rifiutando l'idea di arruolarsi nelle fila dei nazifascisti, assunse una nuova identità ed entrò nelle fila della Resistenza insieme al suo amico commilitone Paolo Cofano di Salice Salentino.

Al comando di un G.A.P. (Gruppi d’Azione Patriottica) inquadrato nella XXXV Brigata Partigiana "Bruno Rizzieri”, di cui faceva parte lo stesso Paolo Cofano e Curio Orlandi, si distinse immediatamente per il coraggio e la capacità di comando, partecipando a numerosi sabotaggi contro i Nazisti.

Le sue azioni si estesero anche oltre la zona di Ferrara, in quanto aveva contatti con i maggiori capi della resistenza, uno fra tutti Mario Bisi di cui divenne divenne gappista inquadrato nella XXV Brigata Partigiana "Ferrara".

Fu incaricato di eliminare Mario Villani, Maresciallo della Squadra Politica della Questura, noto per i metodi estremamente efferati di interrogatorio, tanto che l'allora Cappellano delle carceri, Don Lelio Calessi, lo definì «Un farabutto, più assassino di tutti gli assassini e ladri che lui seviziò»; a tal fine Cazzato fece esplodere il 10 agosto 1944 una bomba nell'Ufficio tedesco incaricato della deportazione in Germania dei lavoratori ferraresi; la sera stessa, per rappresaglia, i nazifascisti fucilarono cinque operai vicini alla Resistenza nella Certosa di Ferrara.

Il 16 agosto si verificò un oscuro episodio nell’abitazione usata con funzioni anche di base del G.A.P di Cazzato: secondo la poco credibile versione ufficiale, Paolo Cofano, nel pulire una rivoltella, non rendendosi conto della presenza di un colpo in canna, si sarebbe inavvertitamente ucciso. Al fatto risultava presente solo Orlandi che subito dopo sarebbe stato visto fuggire.

Donato Cazzato, in pensiero per l'amico, e spinto dall'inquietudine di avere notizie sull'accaduto, si recò verso la base di via Fabbri, dove trovò ad attenderlo gli uomini della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) che lo arrestarono.

Per cinque giorni fu interrogato e sottoposto a sevizie e torture dagli uomini della squadra politica del commissario De Sanctis, che non riuscirono ad estorcergli alcuna informazione.

La sera del 20 agosto 1944, benché agonizzante e già prossimo alla fine, fu fucilato a soli 22 anni assieme ad altri otto patrioti a ridosso del muro di cinta della Certosa di Ferrara.

Dopo la sua uccisione, il Comando della sua Brigata propose che gli venisse riconosciuto il grado di Capitano, definendolo "ottimo elemento, pieno di coraggio".

Stele in memoria di Donato Cazzato e ai martiri della libertà presso la Certosa di Ferrara

Fu sepolto nel Sacrario dei Caduti per la Libertà di Ferrara, dove, fino al 2001, non vi fu alcuna sua foto, ma una semplice formella bianca: fu Don Tito Oggioni Macagnino (Parroco di Acquarica e poi missionario-eroe in Rwanda) in visita al nipote Prof. Giuseppe Ciullo, docente dell'Università di Ferrara, ad accorgersi della mancanza e ad attivarsi col nipote per rimediare.

Il nome di Donato Cazzato, assieme a quello di altri nove “martiri della libertà”, fu inciso su una stele commemorativa, collocata sul muro della Certosa dove fu fucilato, e il suo ricordo è tenuto vivo ogni anno dalla Città di Ferrara.

Il Comune di Acquarica del Capo (oggi Presicce-Acquarica) gli intitolò un strada (già via Cesare Borgia) e patrocinò la pubblicazione del libro in sua memoria "Capitano Donato Cazzato, partigiano acquaricese. Morto per la Libertà" di Tommaso Coletta, la cui presentazione in data 16 settembre 2017 vide la presenza di esponenti dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) di Lecce e Ferrara, dell'Istituto pugliese di Storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea di Bari e del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara.

I Partigiani, Patrioti e Deportati Acquaricesi

Oltre al Partigiano Donato Cazzato, numerosi furono gli Acquaricesi partigiani (che scelsero di darsi alla macchia unendosi a formazioni armate della Resistenza), patrioti (che collaborarono e contribuirono attivamente alla lotta di liberazione, militando nelle formazioni partigiane per un periodo minore o prestando costante e notevole aiuto alle formazioni partigiane) e deportati nei Lager.

Fonti

  • Brigante Antonio, "L'impero, la guerra e il crollo - Acquarica del Capo dal 1936 al 1946", Ed. Milella, 2022;

  • Coletta Tommaso, "Capitano Donato Cazzato, partigiano acquaricese. Morto per la Libertà", ProMedia, 2017;

  • Luceri Ippazio Antonio:

    • “I Deportati Salentini leccesi nei lager nazifascisti”, Grafiche Giorgiani, Lecce, 2015;

    • "Diario Agenda 1 gennaio - 31 dicembre 2005. La memoria non tradita delle lotte per l'emanciapzione sociale del genere umano nel XX secolo;

  • Nocera Maurizio, "Il 25 aprile va sempre festeggiato - Ben sei antifascisti leccesi furono trucidati alle fosse Ardeatine", in "Il filo di Aracne", Anno X - N° 3, maggio/giugno 2015;

  • Stasi Carlo, “Dizionario Enciclopedico dei Salentini”, Edizioni Grifo, 2018;

    1012
    4