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Il Pajarone di località Acquarica (Sec. XIX)

Immagine del redattore: Pro Loco Acquarica del CapoPro Loco Acquarica del Capo


Le pajare sono costruzioni tipiche del paesaggio rurale del Salento meridionale, tanto che alcune aree di campagna sono identificate come “zona delle pajare” per l’alta concentrazione di questi ricoveri stagionale per i contadini: è il caso dell'agro di località Acquarica del Capo dove è presente il “pajarone”, "l'esemplare che forse rappresenta la massima espressione dell'architettura rurale del Salento" (cit. F. Calò, "Ripari trulliformi in pietra a secco nel Salento", Progeca, 2007).

Circondato da una delle poche aree rimaste di macchia mediterranea di una certa estensione (2 ettari), si innalza per oltre 9 metri di altezza con uno spessore di muraglia alla base che supera i 4,5 metri, ai quali si aggiungono i 6,20 metri di diametro interni.

La datazione della struttura è incerta ma probabilmente risalente al XIX secolo.

Di pregevole fattura, la sua forma tronco-conica si eleva su tre gradoni ai quali si accede mediante sei rampe di scale contrapposte. La tecnica costruttiva ha previsto l'impiego di pietre di dimensioni medie alla base e più piccole verso l'alto.

L'ambiente d'ingresso, alto 2,3 metri, ha una volta a botte a sesto ribassato realizzata con conci di tufo che tende ad abbassarsi verso l'interno, dove termina con una porticina sovrastata da un grosso architrave.

L'interno presenta tre nicchie e un camino, oltre che per uno stanzino aggiuntivo ricavato nella muraglia, forse usato come deposito.

Sull'ultimo gradone vi sono due finestrelle contrapposte sull'asse Nord-Sud, che creano un effetto di luce molto particolare, oltre alla fuga del fumaiolo disposta a ovest.

Sulla sommità, priva di chiave di volta, è posto lucernario che si apre tramite una grossa lastra di pietra rimovibile.

In buone condizioni strutturali è attualmente è di proprietà privata.

L'origine di queste costruzioni rurali è legata allo spietramento dei terreni per consentirne l'aratura: il contadino accantonava i pezzi di calcare che trovava nel terreno ed in seguito li reimpiegava per gli usi più svariati come la costruzione di muretti a secco delimitanti la proprietà agricola, oppure di muri frangivento nelle zone ventose della costa, ed infine per la costruzione di ripari che potessero servire sia a trovare ricovero, che per soggiornarvi d’estate durante la raccolta dei fichi ed i lavori di mietitura ed, in seguito, durante la cura delle viti. In questo modo nasce la pajara, o pagghiara (pagliaio), una costruzione a pianta circolare di forma troncoconica, sempre monovano, costruita senza l’ausilio di leganti con pietrame informe che contrastandosi si autososteneva, dando vita, all’interno, ad una copertura a volta.

Secondo alcune ipotesi, le prime pajare risalirebbero a dopo il 1000 d.C., ma non si esclude un'origine più antica, tra il 2000 a.C. e la fine dell'età del bronzo, come evoluzione di costruzioni megalitiche quali le specchie.


(Fonti: Istituto Comprensivo Statale Acquarica del Capo, "Acquarica del Capo - percorsi nel territorio e nella memoria", Editrice PrintLeader, 2001; Francesco Calò, "Ripari trulliformi in pietra a secco nel Salento", Progeca, 2007)

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