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Immagine del redattorePro Loco Acquarica del Capo

Cappella di San Francesco d'Assisi presso il Castello (Sec. XII e XV)


Cappella di San Francesco presso il Castello Medioevale
Cappella di San Francesco presso il Castello Medioevale

Indice


Origini e architettura

La Cappella di San Francesco d’Assisi, situata sulla sinistra del cortile del Castello medievale di località Acquarica, vanta una storia ricca e complessa che si intreccia con quella del maniero e dei suoi proprietari. Sebbene non si conosca l’intitolazione originaria della cappella, le sue origini risalgono probabilmente al XV secolo, durante la ristrutturazione del Castello Medievale a opera del Principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini del Balzo, che ebbe il feudo di Acquarica nel 1432. Tuttavia, i primi riferimenti documentati risalgono solo al Seicento. L’attuale dedicazione a San Francesco d’Assisi fu probabilmente voluta dai feudatari in una fase successiva.

L’architettura della cappella riflette la sua storia stratificata. La sua facciata, estremamente sobria, si caratterizza per un portale rinascimentale in pietra leccese, sormontato da piccola finestra circolare, tipico di varie chiesette salentine della fine del XVI secolo.

Il vano voltato conserva tracce di una precedente chiesa medievale, inclusa un’abside, la cui forma e dimensioni suggeriscono una datazione non anteriore al X secolo, con dipinti ancora celati e tracce di iscrizioni in lingua greca: poiché la cappella si trova in corrispondenza della precedente cinta muraria normanna risalente al XII secolo, è probabile che anche l'originario edificio di culto sia risalente a quell'epoca.

L’interno ospitava un unico altare dedicato a San Francesco, ornato da un affresco del Santo risalente al 1640, commissionato da don Giovanni Cairo, Cappellano di Acquarica, e una piccola icona del Santo su tela.

Fino agli inizi del XVII secolo, la Cappella di San Francesco era uno dei principali luoghi di culto del borgo, insieme alla Chiesa di San Giovanni Battista, alla Madonna dei Panetti e a San Nicola di Myra in località Celsorizzo. Come per altri benefici ecclesiastici del villaggio, la chiesa matrice esigeva anche da questa cappella un contributo economico e della cera. In questo periodo, il patronato dell’altare passò ai Guarino, baroni di Acquarica del Capo, che si impegnarono a far celebrare 108 messe all’anno. Questo legame con la famiglia Guarino era così stretto che la cappella divenne nota anche come «Cappella delli Guarini».

Nel corso del XVIII secolo, la cappella mantenne la sua importanza. Nel 1711, Mons. Tommaso De Rossi, durante la visita pastorale (l’unica a menzionare la cappella «intus castrum dictae terrae») dichiara che fu voluta dai Guarino lasciando però vuoto lo spazio destinato all’anno. I Guarino, ormai signori di Alessano e Acquarica, in quel periodo conservavano il diritto di nominare il cappellano rettore che a quei tempi era il Reverendo Domenico Ottavio, cantore e vicario generale di Alessano. Inoltre, si ipotizza che gli stessi venissero sepolti nella Cappella fino al loro trasferimento ad Alessano, come testimoniano i resti di tombe visibili al livello del piano di calpestio.

In un documento del 1733 si afferma che "dentro il qual castello è una cappella dotata d’un beneficio semplice…”, mentre il Catasto Onciario del 1745 riporta che gli altari (o cappelle) erano possessori di reddito, con Giuseppe Pepe di Alessano come beneficiato (forse identificabile con il Padre Giuseppe Pepe, maestro privato del noto studioso alessanese Oronzo Gabriele Costa, il quale avviò quest’ultimo allo studio delle scienze astronomiche).

Infine, lo Status Animarum del 1746, redatto dall’Arciprete Crescenzio Stefanachi, menziona un beneficio dei signori Aragonesi, imparentatisi con i Guarino, legato alla cappella, con l’obbligo di celebrare numerose messe. In questo periodo, il ruolo di rettore e cappellano era ricoperto dal sacerdote Nunzio di Cassano.


L’antica chiesa medievale: tra resti di affreschi e scoperte archeologiche

Un’indagine archeologica preliminare, condotta nel 2007 dall'archeologo Alessandro Rizzo, ha rivelato una superficie in terra battuta che presentava dodici tagli rettangolari di varie dimensioni, identificati come tombe a fossa di età medievale. Inoltre, sono stati identificati 25 tagli circolari con diametro variabile tra 20 e 60 cm, forse buche da palo, di datazione incerta.

L’aspetto attuale della cappella è il risultato di una significativa ristrutturazione avvenuta nel Seicento. Durante questo intervento, il muro nord fu probabilmente rinforzato e quello a sud eretto per sostenere la nuova copertura in muratura. Tali modifiche hanno parzialmente nascosto elementi della struttura medievale originale.

La decorazione del Santo titolare, menzionata nella visita pastorale del 1711 e datata 1640, potrebbe essere stata realizzata sul muro di fondo, oggi non più visibile. Ciò che si intravede attualmente, infatti, sembra essere uno strato decorativo più antico: al centro si distingue una linea curva, simile a una mandorla, forse raffigurante San Francesco in gloria, iconografia diffusa negli ambienti francescani dal basso Medioevo. Questa devozione francescana era condivisa dalla famiglia Orsini Del Balzo e dalla duchessa Laura Guarino (figlia di Fabrizio Guarino Junior) feudataria di Alessano e Acquarica nel 1640, la quale commissionò anche una scultura del Santo ad Alessano.

Altre tracce decorative sono visibili in alto, mentre in una nicchia inferiore si trova una rappresentazione di Santa Lucia, databile al XVII secolo.

Una recente indagine condotta dal Dott. Stefano Cortese nel 2024, ha rivelato uno straordinario palinsesto dove le tracce umane si succedono attraverso i secoli, offrendo uno spaccato di diversi contesti storici e artistici.

La parete d’ingresso (controfacciata) conserva decorazioni risalenti al basso Medioevo. Sul lato destro, a metà altezza, si nota un frammento di affresco con fasce di colore ocra, bianco e blu. Sul lato sinistro in alto si intravede un volto circondato da aureola, probabilmente risalente al XV secolo, che ricorda le rappresentazioni dell’Arcangelo Gabriele tipiche del tardogotico salentino.

Sul muro ovest è visibile l’abside originaria di datazione non anteriore al X secolo, trovando riscontri in altre chiese coeve della zona come San Pietro a Giuliano, San Lasi a Salve e Santa Marina a Muro Leccese. Le tracce pittoriche sovrapposte nell’abside rivelano un ricco repertorio iconografico.

Sul lato sinistro del tamburo absidale si intravede probabilmente un Santo diacono, forse Santo Stefano, la cui posizione ai lati dell’abside è tipica di molte chiese e legata alla funzionalità liturgica.

Al centro dell’abside si scorgono lettere greche orientate a 45°, forse parte di un cartiglio sostenuto da un Santo. Questo dettaglio suggerisce la presenza di almeno due Santi della Chiesa (forse San Basilio e San Giovanni Crisostomo) convergenti verso il centro, similmente a quanto si osserva nella chiesa di San Nicola di Myra (1283) a Celsorizzo.

Il ciclo decorativo dell’abside sembra databile tra la seconda metà del XIII e gli inizi del XIV secolo, come suggerisce anche la cornice centrale su fondo bianco con motivi ocra tipici del periodo. Nel catino absidale si intravedono ulteriori tracce decorative su sfondo azzurro, forse raffiguranti una Vergine con Bambino tra angeli.

Questo straordinario patrimonio artistico e architettonico offre una preziosa testimonianza della storia e della devozione locale, meritando ulteriori studi e un attento restauro per svelare appieno i suoi tesori nascosti.


Fonti

  • Brigante Antonio, "Acquarica del Capo in cammino - Linee storiche dalle origini all'Unità", Gino Bleve Editore, 2004;

  • Cazzato Mario, "Guida ai castelli pugliesi: la provincia di Lecce", Congedo, Galatina, 1997;

  • Cortese Stefano, "La cappella di San Francesco nel castello di Acquarica del Capo", 2024;

  • Paone Michele (a cura di), "Studi di storia pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli" - Volume 4, Ed. M. Congedo, 1976;

  • Sito web del Comune di Alessano

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