Chiesa di Cristo Risorto e Oratorio (Sec. XX)
- 27 gen 2021
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Aggiornamento: 11 ott

La Chiesa Parrocchiale
Singolare esempio di architettura religiosa contemporanea, la Chiesa del Cristo Risorto rappresenta la quarta chiesa parrocchiale di località Acquarica.
Fu realizzata per volontà di Don Tito Oggioni Macagnino a partire dal 1972 e inaugurata il 12 ottobre 1975, grazie alla generosità dei fedeli e al contributo dello Stato.
La necessità di una nuova chiesa emerse in seguito al significativo incremento demografico di Acquarica del Capo. In tale occasione Francesco Pedaci, "il Notaio poeta", compose una poesia in vernacolo che coglieva i timori e lo stupore della popolazione di fronte a un edificio più ampio e moderno, in netto contrasto con gli schemi tradizionali dell'architettura sacra.
Il percorso verso la sua realizzazione iniziò l'11 luglio 1964, con la stipula del contratto di acquisto del terreno in zona "Lame", di proprietà del Dott. Alfredo De Leo, destinato ad accogliere la chiesa, la canonica e l'oratorio.
Nel 1971, il progetto fu affidato al Prof. Arch. Benito Paolo Torsello (1934 - 2018) di Alessano, che ne diresse i lavori in parallelo a quelli della nuova Scuola media di Presicce, cui si unì l'anno dopo, il Prof. Arch. Giuseppe Cristinelli (1939 - 2021) di Venezia.
L'opera rappresenta l'unico esempio di architettura religiosa realizzata in provincia di Lecce dai due noti architetti e accademici, all'epoca docenti presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, considerati padri della Teoria del restauro in Italia e autori di centinaia di pubblicazioni.
L'edificio, realizzato da maestranze di Galatina su una superficie di circa 621 mq, sorge in via Don Minzoni e, insieme all’annesso Oratorio, agli uffici parrocchiali e agli impianti sportivi, occupa un intero isolato, diventando non solo luogo di culto, ma anche centro vitale per la comunità.
Il Prof. Cristinelli descrisse l'edificio con queste parole: «La concezione planimetrica generale della nave prende forma da uno schema tipologico volutamente privo di ogni artificiosità e impostato sul quadrato. Si è inteso infatti ricercare una rispondenza tra lo schema tipologico chiaro e semplice e la genuinità funzionale e la immediatezza spaziale che caratterizzano i rapporti di corale partecipazione di tutta l’assemblea nel rito cattolico. I prismi laterali determinano un portico interno che, oltre a fungere da spazio di mediazione tra l’ingresso e l’assemblea, determina il ritmo cadenzato delle processioni. Una opportuna scelta e disposizione di aperture luminose nella copertura a travi incrociate, i sistemi di vetratura adottati e l’adozione di vetri colorati consentono di utilizzare la luce come elemento fondamentale di qualificazione architettonica dello spazio interno».
Il progetto architettonico, pertanto, ha previsto la realizzazione di «un’aula quadrata chiusa su tre lati da una serie di parallelepipedi di calcestruzzo di diversa altezza, accostati come canne d’organo»: la più alta di queste strutture è il campanile, dotato di due orologi e sette piccole campane, mentre lo spazio interno, delimitato dai due colonnati ai lati, richiama l’idea di chiostro, favorendo una percezione raccolta e corale del rito liturgico.
Il pavimento originale, disegnato dall'artista Pier Luigi De Luigi da Venezia, è stato realizzato in cotto con inserti di marmo bianco e blu a forma di croce, mentre il presbiterio, l’altare, l’ambone e il fonte battesimale — tutti realizzati nella primavera del 1977 — sono in marmo bianco, in armonia con la sobrietà dell’insieme.
Tra gli arredi più significativi della chiesa si annoverano:
un crocefisso in ferro battuto (1978), disegnato dall'Arch. Benito Paolo Torsello e realizzato dal Maestro Giacinto Nuzzo di Taurisano;
una statua lignea della Madonna con Bambino (1981), opera dello scultore Arturo Runggaldier di Ortisei (Bolzano);
il singolare tabernacolo bronzeo (1987) che custodisce il Santissimo Sacramento, costituito da un unico pezzo raffigurante un sole che irradia raggi sulla storia dell’umanità, progettato dall’Arch. Antonio Bramato di Miggiano, originariamente custodito in una cappellina delimitata da grate;
l'acquasantiera in marmo di Carrara (1990), sul progetto dell’Arch. Corrado Cazzato di Presicce;
le quattordici stazioni della "Via Crucis" (1990) realizzate con tasselli smaltati veneziani su fondo dorato, e i due maestosi mosaici con scene della Resurrezione (1997) collocati nell’abside, entrambi opera del Maestro Salvatore Marrocco di Taviano.
Il 22 ottobre del 2000, al termine di un importante intervento di ristrutturazione e completamento diretto dall'Arch. Corrado Cazzato, fu celebrata la solenne dedicazione della chiesa presieduta da S.E. il Vescovo Mons. Vito De Grisantis.
Negli anni più recenti, la Chiesa ha beneficiato di un significativo intervento di manutenzione e ammodernamento, sotto la direzione dell’Arch. Giuseppe Bortone. I lavori hanno riguardato l’eliminazione delle infiltrazioni e delle barriere architettoniche, mediante la sovrapposizione di un nuovo livello al pavimento originario — preservando tuttavia il disegno ideato da Pier Luigi De Luigi — l’apertura di nuove finestre e il rifacimento completo degli impianti. Al termine dell’intervento, l’edificio è stato riaperto al culto il 10 settembre 2023, alla presenza di S.E. il Vescovo Mons. Vito Angiuli.
L'Oratorio «Don Tito»
Oltre alla costruzione della nuova Chiesa madre, Don Tito Oggioni Macagnino legò il proprio nome alla costruzione dell'annesso oratorio e dei relativi impianti sportivi, animato dalla profonda convinzione che tale complesso potesse rappresentare uno strumento di aggregazione giovanile, capace di offrire stimoli per la cura dell’anima e del corpo delle nuove generazioni.
L'ampio salone dell'oratorio fu edificato grazie alla generosa donazione dei coniugi Luigi e Malvina Villani e inaugurato il 4 novembre 1971. In attesa del completamento della chiesa, esso fu inizialmente adibito alle celebrazioni domenicali e festive, svolgendo un ruolo liturgico provvisorio ma essenziale.
Progettato in continuità alla nuova chiesa dagli Architetti Benito Paolo Torsello e Giuseppe Cristinelli, utilizzando anche qui uno schema tipologico basato sul quadrato, il salone dell'Oratorio divenne, alla fine degli anni Settanta, fulcro di attività ricreative, teatrali e di formazione: Acquarica del Capo, diventò in poco tempo sede di dibattiti e conferenze culturali, ospitando personalità di rilievo come Italo Mancini (presbitero, filosofo, teologo, storico della filosofia e accademico italiano), Luigi Bettazzi (Vescovo di Ivrea e presidente di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace) e David Maria Turoldo (presbitero, teologo, filosofo, scrittore, poeta e antifascista italiano).
Nel corso degli anni, il complesso si arricchì di nuove strutture: nell'ottobre del 1979 fu avviato il centro sportivo e, nel 1984, fu inaugurato il parco giochi, donato dalla famiglia di Oronzo Bleve in memoria del figlio Roberto.
Il 29 novembre 2014, il complesso fu ufficialmente intitolato a Don Tito, con una solenne celebrazione presieduta da Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, e la scopertura di una lapide commemorativa collocata nell’atrio del sagrato della chiesa madre.
Fonti
AA.VV. Istituto Comprensivo Statale Acquarica del Capo, "Acquarica del Capo - percorsi nel territorio e nella memoria", Editrice PrintLeader, 2001;
Marino Salvatore , "Tracce di storia in Acquarica del Capo - Le iscrizioni - I campanili", Edizioni Leucasia, 2001;
Palese Salvatore e Brigante Antonio, "Le Quattro Chiese Madri", Congedo Editore, 2001;
Palese Salvatore (a cura di), "Carissimi - lettere di don Tito Oggioni Macagnino agli Acquaricesi - 1978 - 1991", Parrocchia San Carlo Borromeo, Pubbligraf, 2002)
Sito Internet del Comune di Acquarica del Capo


















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