Epifanio Cosimo Damiano Coletta nacque ad Acquarica del Capo nel settembre del 1863 da Lorenzo e Maria Macagnino; il 13 maggio 1909 sposò Anna Maria Nicolina Colaci, originaria di Specchia ma con possedimenti a Ruffano, la quale lo lasciò presto vedovo; cittadino benestante, il 25 novembre 1916, morì all'età di soli 53 anni a Ruffano, senza avere eredi diretti.
Il 13 novembre 1916, poche settimane prima della sua morte, dispose con testamento olografo di lasciare in beneficenza i suoi beni (costituiti da denaro e da numerosi beni immobili, terreni per numerose decine di ettari e masserie) per dare vita all'Opera Pia "Asilo di mendicità e vecchiaia per poveri".
Nelle sue ultime volontà, stabilì che il predetto asilo fosse aperto presso la propria abitazione e che le sue rendite non fossero destinate ad altri usi, anche se avessero avuto carattere di beneficenza. L'opera, dichiarata Ente Morale con Decreto del 1919, fu affidata alla Congregazione di Carità di Acquarica del Capo, istituita erede universale di tutti i suoi beni. Secondo le sue volontà, la gestione non avrebbe dovuto essere in mano ai laici, bensì affidata all'istituzione religiosa "Fate bene Fratelli", i quali "non ostante laici, sono chiamati al governo di simili Ospizii".
In particolare, al Parroco di Acquarica, quale persona a conoscenza dei bisogni del paese, sarebbe spettato il compito di proporre i poveri da ammettere nell'asilo, scelti poi dall'Ente Congregazione di Carità, compreso il Parroco, stabilendo che venisse data precedenza agli anziani abbandonati o a persone malate inabili al lavoro, prive di beni di fortuna.
Le disposizioni sull'ospitalità erano molto avanzate per l'epoca: i ricoverati avrebbero avuto "un alimento sano e non di lusso, una colazione al mattino oltre il pranzo e la cena, con due vivande per pasto, la carne da somministrarsi due volte la settimana, e mezzo sigaro o cent. 5 di tabacco da fiuto a quelli che ne facciano uso. Il vestiario decente come suole usarsi in simili Ospizii".
Oltre a garantire un pasto caldo e un posto dove dormire, Epifanio Coletta volle che si provvedesse alla cura dell'anima dei ricoverati: "I frati cureranno la pulizia, l'ordine ed il buon andamento dell'Istituto facendo menare ai ricoverai un regime di vita devota e ordinata. Questi voglio che avessero a recitare quindici poste di Rosario al giorno [...] dovranno confessarsi e comunicarsi in ogni mese, nelle festività della B.V.M. non escluso il Precetto e le Quarantore".
Il lascito avrebbe dovuto servire anche a garantire una dote alle giovani in età di matrimonio la cui famiglia versasse in estrema povertà.
Il 6 aprile 1918, il Consiglio Comunale espresse parere favorevole all'accettazione del lascito.
Il Comune, in suo onore, gli intitolò la l'antica "via pubblica" che congiungeva Acquarica a Presicce. Su tale strada, nel 1981 fu costruita una Casa di riposo per anziani, affidata alla direzione dell'ins. Melina Ramirez, e nel 1985 venne affisa una targa commemorativa in bronzo e marmo con la seguente scritta:
"A Epifanio Coletta / esempio di generosità e grandezza d'animo / donò i suoi beni ai cittadini di Acquarica / affinché in questa sua casa venissero ospitati / gli anziani / l'Amministrazione Comunale riconoscente / questo bronzo pose / A.D. 1985".
(Fonti: Salvatore Palese (a cura di), "Carissimi - lettere di don Tito Oggioni Macagnino agli Acquaricesi - 1978 - 1991", Parrocchia San Carlo Borromeo, Pubbligraf, 2002)
Comments