Tanto tempo fa, tra Acquarica e Gemini sorse una disputa assai polemica, perché ognuno dei due paesi intendeva vedere riconosciuta sull’altro la preminenza del proprio Patrono: ad Acquarica, che esaltava i meriti di San Carlo Borromeo, Gemini contrapponeva, infatti, quale modello di perfetta santità, la Madonna del Canneto.
Tra dispute, polemiche, inimicizie, ostilità, sembrava che tra i due paesi fosse davvero scoppiata una guerra.
Per porre fine, una buona volta, all’astio che ormai divideva irrimediabilmente i cittadini dei due paesi, fu deciso di procedere a un singolare baratto: Acquarica avrebbe assunta quale patrona la Madonna del Canneto e viceversa Patrono di Gemini, da allora in poi, sarebbe stato San Carlo Borromeo.
Quando, però, si era ormai sul punto di procedere al baratto, si verificò inaspettatamente un episodio straordinario: al cittadino di Acquarica che si accingeva a trasportare a Gemini la statua di San Carlo piombò dritto sul naso il libro che il Santo reggeva in mano.
Un caso analogo si verificò, d’altro canto, non appena il cittadino di Gemini incaricato del trasporto s’accinse a rimuovere l’immagine della Vergine.
Colpita dai due strani fenomeni, la popolazione di Gemini e di Acquarica li interpretò come segni tangibili dell’attaccamento dei due patroni ai rispettivi paesi e cancellò per sempre rancori e inimicizie.
Tratto da: Antonio Maglio, "Nelle notti di luna piena - le più belle leggende degli jonici e dei salentini", Quotidiano, 1994
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