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Immagine del redattorePro Loco Acquarica del Capo

Il Calvario (Sec. XX)


Veduta del Calvario su Piazza del Gesù, Località Acquarica
Veduta del Calvario su Piazza del Gesù, Località Acquarica

Il monumentale Calvario di Località Acquarica, tra i più grandi della Provincia di Lecce, sorse per iniziativa di Alfredo Giulio e Addolorata Olimpio (autrice del maestoso Presepe di giunco custodito nel locale Museo del Giunco palustre) in segno di devozione e ringraziamento a Gesù Cristo per la grazia ricevuta dal figlio Salvatore, in coma e colpito da male terminale.

A quest’ultimo, nel luglio del 1944, apparve in sogno la figura del Cristo in cammino sul luogo dove oggi sorge il monumento, a quei tempi fuori dall’abitato. Il giovane guarì miracolosamente e i genitori decisero di lasciare ai posteri un segno della loro gioia e gratitudine: un Calvario, simbolo di sofferenza e di salvezza allo stesso tempo.

Di seguito si riporta uno stralcio del racconto di Salvatore Giulio contenuto nel libello“Il Calvario – Acquarica del Capo 1952-2002": «...a dodici anni ho avuto il tifo, la malaria e la “gastricoverminosa” … i vermi mi uscivano dalla bocca e non vi era rimedio alcuno. Non ero più nelle condizioni di mangiare alcunché … i medicinali non facevano niente. I dottori non sapevano che fare … Mi avevano già portato all’ospedale di Lecce e di Gallipoli. Mentre il dottore Nicolazzo e Don Aniello mi licenziarono, dichiarando a mia madre che non c’era niente da fare. Solo un miracolo, ormai, poteva salvarmi … A Leuca c’era un giovane tenente-medico del Nord, che stava accasermato con i Polacchi, in quella palazzina accanto all’attuale Hotel Terminal: il dottore Pietro Storti… Il giovane dottore disse allo zio Marco di portare il nipote a Leuca per un consulto con un più esperto Capitano dell’esercito Polacco … Il quale dopo una velocissima visita, disse che non c’era niente più da fare, e che non era opportuno trasferire il ragazzo, ma che era meglio lasciarlo a Leuca, essendo ormai la fine … Io ero nelle mani di mia madre e non capivo più niente ... C’era infatti molta gente in Acquarica, in attesa, vicino e dentro la casa in cui io rimasi per tredici giorni in coma … Fu allora che io sognai Gesù Cristo morto, in un grande piazzale, nella campagna aperta ai quattro venti. Lo spiazzo mi sembrava conosciuto: «li Tumi», un pezzo di terra vicino alla chiesetta, con due "aiere" grandi e le torri di Celsorizzo. Io mi inginocchiai davanti a Lui, mi tolsi il fazzoletto di testa … e lo guardai a lungo. A quel punto mi svegliai e chiesi di mangiare. Lo stupore di tutti i presenti, testimoni, fu grande. Mangiai frisa e pomodoro; non lo dimentico mai. Mio padre … fu avvertito del “miracolo” dallo zio Marco; e volle subito che io gli mostrassi il posto che io avevo sognato. Glielo indicai, il posto del Calvario di oggi, «li Tumi». E mio padre decise che lì si doveva costruire il Calvario del paese, in ricordo del fatto e come ringraziamento a Cristo morto. La zona era della famiglia Arditi di Presicce … “Piantati un albero — fu la loro risposta indirizzata a mio padre — e che sia fatta una cosa religiosa come decidi!”. Mio padre piantò quel “eucaliptus” che era proprio sulla grotta (cioè sul frantoio collegato alla chiesetta Madonna dei Panetti) e che è rimasto lì».

In quegli anni ebbero luogo nel paese le Missioni Popolari dei Padri Passionisti, le prime dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale: queste consistevano in quindici giorni di predicazione intensa e catechesi, amministrazione del sacramento della riconciliazione, incontri pastorali, visite agli ammalati e alle famiglie. A conclusione della Missione fu realizzata con le offerte dei cittadini una croce-ricordo riportante l'iscrizione sulla base in tufo «Ti saluto, o Croce Santa», «Ricordo delle Sante Missioni dei Padri Passionisti, 1–15 Dicembre 1948», la quale verrà integrata nel complesso monumentale del Calvario.

Il 28 giugno 1952, Alfredo Giulio presentò istanza al Sindaco per ottenere il "nulla osta" per la realizzazione del «progetto per un calvario da erigersi in Acquarica del Capo» a firma dell’Arch. Antonio Tempesta da Taurisano (che, qualche anno dopo, progetterà il Calvario e il Monumento ai Caduti di Taurisano). I lavori ebbero inizio lo stesso anno, su un’area di circa 900 mq, e il progetto originario subì varie modifiche.

Per la costruzione del Calvario venne coinvolta tutta la cittadinanza, con sottoscrizioni e prestazioni d’opera, oltre alla famiglia Arditi di Presicce che mise a disposizione il terreno.

Il complesso monumentale, realizzato con conci di tufo locali, ha una struttura semplice a austera: una Cappella maggiore (di metri 6 x 4 e altezza di metri 8), edificata dalla famiglia Giulio a proprie spese, alla quale si accede da un'ampia scalinata e da un percorso gradinato (sostituito da scivoli nell'anno 2000) che si snoda lungo le quattro cappelle minori (di metri 2,2 x 1 e altezza di metri 4,5).

La disposizione non allineata degli elementi architettonici comunica con immediatezza il percorso, mentre la collocazione delle cappelle a differenti altezze accentua l’imponenza del complesso monumentale.

La Cappella grande, orientata secondo l’asse della Chiesa della Madonna dei Panetti, assume un rilevante aspetto urbanistico, essendo punto focale per chi percorre Via Calvario; al suo interno trovava posto un piccolo altare, oggi rimosso, la cui funzione, nelle cappelle piccole, è assolta dalla parte superiore del basamento.

Le volte delle edicole sono a botte leggermente conica su base rettangolare con funzione di protezione delle pareti interne dipinte. Le raffigurazioni originali della Passione di Cristo sono state realizzate, molto probabilmente, da Nicola Pepe da Salve.

Negli anni 2001 e 2002, a seguito di lavori di manutenzione, si è proceduto all’eliminazione delle barriere architettoniche e al rifacimento degli affreschi, realizzati dal pittore acquaricese Fabrizio Ferraro, il quale si è ispirato ai quadri della Via Crucis presenti nella Chiesa della Madonna del Ponte.


(Fonti: Don Beniamino Nuzzo, Arch. Giuseppe Bortone, Prof. Antonio Brigante, Prof. Salvatore Marino, Fabrizio Ferraro, Gigi Palese, “Il Calvario – Acquarica del Capo 1952-2002"; Sito web del Comune di Taurisano)

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