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  • Immagine del redattorePro Loco Acquarica del Capo

Il cane della vora


Voragine naturale (vora) in Contrada Sansosti
Voragine naturale (vora) in Contrada Sansosti - Loc. Acquarica

Acquarica del Capo in origine era chiamata “Acquarica de lama”, termine latino che significa "laguna", a simboleggiare le acque copiose del suo sottosuolo. Nel tempo si venne a creare una “Vora”, cioè una grande voragine naturale, che assorbì la maggior parte delle acque stagnanti. La voragine esiste tutt’ora nel rione chiamato, appunto, "lame", al centro di Località Acquarica, e, assieme ad altre vore minori in Contrada Sansosti, svolge la funzione di assorbire le acque provenienti dal centro abitato e dalle serre vicine. Quese fitte cavità naturali hanno fatto nascere leggende come quella del "cane della vora".

Si racconta che un contadino pur versando in una situazione economica precaria, decise di prendere con sé un cane per far felici i suoi bambini. Lo condusse a casa propria e gli diede da magiare come fosse un componente della famiglia. La necessità di sfamare una bocca in più indispose seriamente la moglie del contadino che, nonostante tutto, decise di tenerlo per non arrecare dispiacere ai suoi figlioli. Il cane era molto intelligente e cordiale e, non appena gliene fu data l’occasione, non perse tempo per rendersi utile tra i campi o aiutare il padrone a mettere in fuga dei ladri che stavano cercando di portar via un asinello. L’animale avvertito il pericolo abbaiò fino a svegliare il padrone il quale, una volta accese le luce per accertarsi di cosa stesse succedendo, notò dei loschi individui che cercavano di trascinar via l’animale da soma. Il contadino si fece coraggio e affrontò i delinquenti che fortunatamente decisero di darsela a gambe. La famiglia tutta manifestò una profonda riconoscenza per il proprio cane.

Una notte di Natale la povera bestiola venne ferita da un petardo esploso vicino il suo musetto, lanciato da ragazzini poco accorti o senza cuore. L’animale venne portato da un vicino di casa del contadino al veterinario più vicino, sito nel comune di Presicce. Il veterinario visitò il cane ma la diagnosi non fu confortante: la povera creatura perse la vista.

L’animale venne riportato in casa e sottoposto alle cure suggerite dal veterinario. Divenne molto aggressivo, ringhiava contro tutti e si rifiutava di fare qualsiasi cosa. Mosso a compassione e suo malgrado, il contadino non trovando il coraggio di uccidere l’animale con i mezzi tradizionali e porre fine alle sue sofferenze, si lasciò convincere da un amico a lanciarlo nelle vore, delle profonde cavità nella roccia, così come lui aveva fatto per il suo cane.

Non passava giorno che il pover’uomo non si sentì dilaniare dai sensi di colpa, coltivati anche dalle incessanti lacrime dei suoi bambini. Un giorno però, ritornano a casa insieme a tutta la sua famiglia, vide il cane che li attendeva sull’uscio della porta di casa. Immensa fu la gioia di tutti che poterono riabbracciare quel compagno perso e che nessuno credeva di rivedere mai più.

Come abbia fatto il cane a risalire dalla vora nessuno può dirlo, anche se sono in molti a credere nell’esistenza di cunicoli sotterranei che collegano le vore di Acquarica a quelle di Barbarano del Capo. Quello che è certo è che si verificarono altri fenomeni simili nei giorni che seguirono ....

Da allora, dagli anziani del paese, ogni qual volta si vuole mettere in risalto la fedeltà di un individuo o di un animale, non è raro sentir dire “Mancu lu cane de le vore!”.


(Fonti: Marco Piccinni, "'Mancu lu cane de la Vora”, leggende di cani e vore', www.salogentis.it; AA.VV. "Salento da favola, storie dimenticate e luoghi ritrovati" – Supplemento a QuiSalento n. 2/2010, Guitar Edizioni)

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