top of page
  • Immagine del redattorePro Loco Acquarica del Capo

La pila incantata di Pompignano


La pila di Pompignano esposta nell'atrio del Castello Medievale
La pila di Pompignano esposta nell'atrio del Castello Medievale (ph. Antonio Romano, www.salentoacolory.it)

Il Generale presiccese Carmelo Sigliuzzo (1894-1965) nei suoi manoscritti, così racconta la leggenda della pila di Pompignano: "A mano a mano, i Vescovi baroni avevano ceduto il passo al potentissimo barone di Pompignano, il più antico creato dalla fantasia popolare, che non voleva intrusi. Era il diavolo in persona che abitava nell'altro al di sotto dello Specchiullo ove il mulino incantato, con la sua mula nera, macinava l'oro.

Pazzoidi e maniaci non tardarono a tentare l'impresa di raggiungere la caverna per impossessarsi del vistoso tesoro. Ben noto un mastro presiccese che reclutò un certo numero di operai iniziando lo scavo.

Il banco di carparo siliceo, frammisto a venature tufacee, non cedette neppure alle mine che fecero cilecca. I Collaboratori del mastro compresero che col diavolo non c'era da scherzare e abbandonarono l'impresa, reclamando un compenso.

Il mastro tenne duro e rispose:

Vi ho forse promesso una paga giornaliera o un compenso a lavoro ultimato? Se sfonda pago

Anche il mastro, soprannominato "se sfonda pago", dovette infine arrendersi e tornare in paese deriso da tutti i monelli.

L'uomo, che aveva osato cimentarsi col diavolo dello Specchiullo, morì quasi pazzo. Quando passò per il paese il feretro, accompagnato da un solo sacerdote, mancarono al corteo anche i parenti i quali non vollero avere a che fare col diavolo che aveva punito il temerari.

Dopo questo avvenimento nessuno osò più cimentarsi nell'impresa, ma altri fanatici cercarono di girare posizione lasciando tranquillo il diavolo nella sua caverna incantata per cercare un tesoro che si trovava sotto il gigantesco abbeveratoio conoscicuto sotto il nome di pila incantata.

Il lavoro consisteva nello spostare il pesantissimo monolite di notte per rintracciare la buca del tesoro proprio in quelle ore che il diavolo era occupato alla macinatura dell'oro.

In gran segreto, alcuni giovani tentarono l'impresa e dopo aver spostato la pila udirono una flebile voce che diceva:

E mò ca m'hai girata ggirame n'autra fiata!*

Perplessi ritentarono la prova ma ecco la solita vocina piuttosto scherzosa ripetere:

E mò ca m'hai vutata girame nn'autra fiata!**

Era il diavolo in persona che si beffava dei piccoli uomini, i quali tentavano di disturbarlo nella sua inviolabile baronia.

I giovani tornarono alle loro case terrorizzati, facendosi il segno della croce che a nulla valse perchè tutti furono poi colpiti dalla malaria.

Diavolo barone, diavolo burlone! La sua pila incantata restò sul posto su di un fianco ove quei giovani l'avevano abbandonata tanti anni prima.

Le contadine, attraversando la strada attigua, in prossimità della pila, si facevano il segno della croce".


* "e adesso che mi hai girata, girami un'altra volta"

** "e adesso che mi hai capovolta, girami un'altra volta"


230 visualizzazioni

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page