Le specchie rappresentano una delle costruzioni più affascinanti ed enigmatiche del Salento. Il loro nome deriva dal latino «specula» (osservatorio), suggerendo un possibile uso come posti di vedetta. Le origini di queste imponenti strutture, costituite da grandi cumuli di pietre calcaree, sono ancora oggi oggetto di dibattito tra gli studiosi: alcuni le datano al Neolitico (10000 a.C. — 3500 a.C.), mentre altri le attribuiscono all’epoca Messapica (VIII secolo a.C.).
Le ipotesi sulla loro funzione sono molteplici e ancora in fase di studio. Si va dall’avvistamento delle mandrie di animali selvatici all’uso come fari mediante l’accensione di fuochi. La scoperta di tombe con corredi funerari risalenti all’età del Bronzo (3400 a.C. — 600 a.C.) nel territorio di Ugento suggerisce anche una funzione sepolcrale.
Alcuni studiosi ipotizzano che le specchie risalgano al Medioevo. A sostegno di questa tesi, si evidenzia che i Normanni, quando conquistavano un territorio, erano soliti erigere colline di terra su grandi massi, costruendovi sopra fortini di sorveglianza in legno.
Purtroppo, molte di queste strutture sono state distrutte nel corso dei secoli, e le pietre sono state spesso riutilizzate dai contadini per realizzare muretti a secco e ripari come le pajare.
Il Prof. Cosimo De Giorgi (1842 -1922), noto scienziato salentino, ha documentato alcune delle specchie scomparse nel territorio di Località Acquarica, e precisamente presso l'antico insediamento di Pompignano, che attualmente si ipotizza avessero una funzione funeraria:
Specchia di Pompignano: un tempo situata a 111 metri sul livello del mare, nel mezzo dell’altipiano che si estende dalla Serra di Presicce verso Ugento. De Giorgi la cita nella sezione catastale di Celsorizzo, in territorio di Acquarica del Capo, vicino al casale distrutto di Pompignano, che ha dato il nome all'omonima Chiesa dedicata all'Assunta, situata al confine tra Acquarica e Ugento.
Specchiullo: situata poco distante dalla Specchia di Pompignano, è segnata come confine tra i territori di Acquarica del Capo e Presicce nel Catasto fondiario del 1807. Demolito presumibilmente nel XIX secolo, si trovava vicino a Masseria Colombo, a 105 metri sul livello del mare. Secondo il generale e storico presiccese Carmelo Sigliuzzo (1894 -1965), questa specchia, posta al centro dell’antico casale di Pompignano «in un suggestivo ambiente di romanità, ove affiorano saltuariamente frammenti di terraglie e qualche rara moneta dell’età repubblicana o imperiale, ha fatto fiorire una serie di leggende». Tali ritrovamenti erano già menzionati dallo storico Giacomo Arditi di Presicce (1815 -1891) che, parlando dell’antico casale, evidenziava che «la marra e l’aratro dell’avido colono vi dissottera e trova cotidinamente monete, per lo più Romane, Tarantine e di Ugento, sepolcri, anella e idoletti ed altro di simile». Tra le leggende più note legate all'esistenza di «acchiature» (tesori nascosti) riportate dal Sigliuzzo, vi è quella della «Pila incantata di Pompignano» (un enorme abbeveratoio scavato in un blocco di pietra), secondo la quale «era il diavolo in persona che abitava nell’altro al di sotto dello Specchiullo ove il mulino incantato, con la sua mula nera, macinava l’oro». La leggendaria e imponente pila, abbandonata nelle vicinanze della chiesa della Madonna di Pompignano, fu recuperata dal Prof. Carlo Stasi nel 1982 che ne raccontò la leggenda in un'altra variante, e oggi è conservata nel cortile del Castello Medioevale di Acquarica.
L'insediamento di Pompignano risulta collocato in una zona ricca di resti del periodo romano sull'antico tracciato della "via Sallentina", e la presenza di una necropoli nel luogo è attestata da autori come il Prof. Giuseppe Scardozzi, ricercatore del CNR.
Negli anni ’60 del XX secolo, durante i lavori di manutenzione della Chiesa della Madonna di Pompignano, furono rinvenuti, nella parte retrostante l’edificio, alcune fosse scavate nel banco roccioso, assieme a resti ossei di datazione incerta. Nella stessa area furono ritrovate, inoltre, monete, probabilmente magnogreche e della zecca di Ugento, e altri reperti.
Fonti
Arditi Giacomo, "La corografia fisica e storica della Provincia di Terra d'Otranto", Stabilimento Tipografico Scipione Ammirato, 1879;
De Giorgi Cosimo, "Le specchie in Terra d'Otranto", in "Rivista storica Salentina", Stab. Tip. Giurdignano, 1905;
Ruppi Francesca (a cura di), "I manoscritti di Carmelo Sigliuzzo", Vol. 1, Edizioni Grifo, 2010;
https://www.salentoacolory.it/specchia-silva-e-le-sue-sorelle/
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