Masseria fortificata Colombo (Sec. XVI)
- 28 nov 2020
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Aggiornamento: 26 set

Situata in Contrada Colombo, da cui prende il nome, la masseria si distingue per la sua imponente torre, che domina le modeste strutture circostanti. Il complesso sorge nel cuore di un territorio segnato da cave dismesse e attraversato dall’antico tracciato della via romana «Sallentina», asse viario di primaria importanza che collegava Alezio a Ugento, Morciano e Veretum (Patù), transitando per Pompignano, la cui chiesa dista appena un chilometro dal complesso masserizio.
La torre, coronata da robuste mensole che un tempo sorreggevano il parapetto, è dotata di tre caditoie disposte in asse con le due finestre del piano superiore e con la porta d’ingresso al piano terra. Questi elementi difensivi, tipici dell’architettura fortificata rurale, permettevano agli assediati, rifugiatisi sul tetto, di respingere gli aggressori mediante il lancio di pietre o olio bollente.

La torre, nucleo originario del complesso, si sviluppa su due livelli. In origine, i piani erano collegati da una caditoia nella volta, accessibile tramite una scala a pioli; oggi, la comunicazione avviene attraverso una scala ricavata nel vano retrostante. Il prospetto è stato successivamente rinforzato da un contrafforte, che ne ha alterato il profilo originario ma ne ha garantito la stabilità strutturale.
Un atto notarile del 1735, rogato dal notaio Calvano, ne attesta la conduzione da parte del massaro Andrea Alfarano, identificandola come "masseria delli Sammali". Nel 1798, la masseria risulta abitata da Vito Capozzi di Acquarica del Capo, con la moglie e otto figli, segno di una continuità abitativa e di una funzione agricola consolidata.
La proprietà passò al Dott. Bernardino Grezio di Lucugnano, possidente anche a Gemini, e successivamente a Camillo Grezio, proprietario del Palazzo Grezio-Maggio in Acquarica, che ne fece una residenza estiva.
Il complesso, oggi di proprietà privata, si presenta in buone condizioni statiche e in discreto stato di conservazione. Con una superficie calpestabile di circa 180 mq, è stato utilizzato fino a pochi decenni fa come deposito per attrezzi agricoli, a servizio di un oliveto di circa 8 ettari, testimonianza della persistente vocazione agricola del territorio.
A breve distanza dalla masseria, a quota 105 metri sul livello del mare, sorgeva lo «Specchiullo», un’antica specchia - cumulo di pietre con funzioni funerarie o di vedetta - che nel Catasto fondiario del 1807 segnava il confine tra i territori di Acquarica del Capo e Presicce. Già segnalata come scomparsa agli inizi del Novecento dal Prof. Cosimo De Giorgi, dello Specchiullo restano solo poche tracce: secondo lo storico presiccese Carmelo Sigliuzzo, essa si trovava al centro dell’antico casale di Pompignano, «in un suggestivo ambiente di romanità, ove affiorano saltuariamente frammenti di terraglie e qualche rara moneta dell’età repubblicana o imperiale, ha fatto fiorire una serie di leggende», legate spesso alla presenza di tesori («acchiature») come quella della «Pila incantata di Pompignano».
Fonti
AA.VV., Istituto Comprensivo Statale Acquarica del Capo, «Acquarica del Capo — percorsi nel territorio e nella memoria», Editrice PrintLeader, 2001;
Antonazzo Luciano, "Masserie nei dintorni di Ugento e Gemini tra i secoli XVI e XIX", Tip. Marra, 2024;
Bortone G., Cazzato C., Costantini A., «Schede insediamenti e elementi rurali», Elaborato I, Associazione dei Comuni di Acquarica del Capo e Presicce, 2018;
De Giorgi Cosimo, «Le specchie in Terra d’OTranto» in «Rivista storica salentina», Anno II, Stabilimento tipografico Giurdignano, Lecce, 1905;
Ruppi Francesca (a cura di), «I manoscritti di Carmelo Sigliuzzo», Vol. 1, Edizioni Grifo, 2010;
Specchia «Specchiullo» — Carta dei Beni Culturali della Regione Puglia (cartapulia.it)
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