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Masseria fortificata Baroni e il Palmento (Sec. XVI)

  • 29 nov 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 9 ott


Masseria Baroni - Loc. Acquarica
Masseria Baroni - Loc. Acquarica

La masseria fortificata Baroni, chiamata così per via dei titoli nobiliari dei vari proprietari, sorge a 108 metri sul livello del mare, nei pressi di una delle poche aree rimaste di macchia di quercia spinosa, estesa per circa 6 ettari. È raggiungibile tramite una via campestre che, dalla strada Presicce-Acquarica – Torre Mozza, si dirama sulla destra prima di giungere alla Chiesa della Madonna di Pompignano.

È anche conosciuta come “masseria piccola dei Cito” (o Citi) o "piccinna", poiché un documento delle monache Benedettine di Ugento del 1671 riporta che Tarquinio Cito, capitano di cavalleria originario di Presicce, era proprietario della masseria “dei Pichi. Si ritiene, infatti, che la struttura sia stata edificata dalla famiglia Pico (o Pici), alla quale potrebbe appartenere il notaio Nicola Pici, attivo tra Racale e Ugento tra il XVI e il XVII secolo. Il termine “piccola” serviva a distinguerla dalla più grande masseria “Arto”, anch’essa di proprietà dei Cito nella contrada omonima, successivamente passata alle Benedettine.

Nel 1733 la masseria risulta di proprietà del leccese Ottavio Cito, dei Baroni di San Cassiano, che la donò alla figlia Irene in occasione del suo matrimonio con Don Nicola Macrì. Dai capitoli matrimoniali risulta che tra i beni in dote alla masseria vi era anche la masseria “Morosana di sotto”, situata nei pressi dell’attuale Masseria Moresana, mentre la dote di animali comprendeva dieci grosse capre.

Nel Catasto Onciario di Gemini del 1745 risulta intesta a Nicola Macrì dove è descritta come un comprensorio di case, corti e capanne destinato ai massari per l’allevamento di bovini, pecore e capre, con locali adibiti alla conservazione della paglia per il bestiame. Per l’uso della masseria e per fertilizzare i terreni, vi erano quattro buoi da lavoro, due vacche, due vitelli, ventinove pecore, sei agnelle e ventisei capre.

Il terreno di pertinenza della masseria era originariamente esteso per circa 35 ettari e, sul finire del secolo scorso, la struttura risultava ormai disabitata e crollata in più punti dei corpi più recenti.

Si tratta di un interessante esempio di masseria con due torri gemelle, delle quali una leggermente più ampia e scarpata alla base, realizzate in momenti diversi tra la prima e la seconda metà del XVI secolo. La copertura del piano terra è a botte, mentre quella del primo piano è a padiglione.

La semplicità dei volumi è impreziosita dal raffinato disegno delle cornici su beccatelli che sostengono il parapetto dei terrazzi sommitali, dove caditoie, perpendicolari a porte e finestre, proteggevano l’accesso alle torri: da queste gli assediati, messisi in sicurezza sul tetto, potevano gettare olio bollente o pietre per difendersi.

Masseria Baroni - Particolare dei resti di una scala
Masseria Baroni - Particolare dei resti di una scala

Le torri, entrambe accessibili dal piano terra, dispongono di una scala in muratura di recente costruzione per raggiungere i primi piani, mentre la scala originaria era perpendicolare alla torre primaria e provvista di ponte levatoio.

Due lati dell'ampio cortile sono occupati da stalle e fienili, mentre sul prospetto posteriore è possibile ammirare due alti muri in pietra a secco (detti paralupi) a difesa degli animali. Di particolare interesse sono le murature a secco dei recinti che, per la tessitura del pietrame disposto a corsi orizzontali, si possono datare al XVI secolo.

In buone condizioni statiche, è attualmente disabitata.

Il palmento Baroni
Il Palmento Baroni

La masseria passò poi agli Arditi di Presicce, che costruirono nelle vicinanze il Palmento Baroni, un’antica struttura per la pigiatura dell’uva. Nelle murature di base si osservano conci squadrati di grandi dimensioni, probabilmente riutilizzati da costruzioni più antiche, forse parte dell’antico casale di Pompignano. Il palmento, costituito da un corpo di fabbrica con vani a volta e motivi di lesene e cornici sul prospetto, sorge sul tracciato dell’antica via romana “Sallentina” e rappresenta una testimonianza significativa della presenza di vigneti su terreni oggi occupati da ulivi.


Fonti

  • AA.VV., Istituto Comprensivo Statale Acquarica del Capo, "Acquarica del Capo - percorsi nel territorio e nella memoria", Editrice PrintLeader, 2001;

  • Antonazzo Luciano, "Masserie nei dintorni di Ugento e Gemini tra i secoli XVI e XIX", Tip. Marra, 2024;

  • Bortone G., Cazzato C., Costantini A., "Schede insediamenti e elementi rurali", Elaborato I, Associazione dei Comuni di Acquarica del Capo e Presicce, 2018;

  • Fondazione Semeraro - Masseria Baroni (galcapodileuca.it)

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