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  • Immagine del redattorePro Loco Acquarica del Capo

Noè Stasi (1862 - 1938)


Tenente Colonnello Cav. Noè Stasi
Tenente Colonnello Cav. Noè Stasi

Noè Stasi, figlio di Raffaele e Maria Carolina Ratano, nacque ad Acquarica del Capo il 10 febbraio 1862, dove trascorse la sua infanzia presso l’abitazione sita in Via Umberto I n. 33 (attuale Via Epifanio Coletta). Intraprese la carriera militare giovanissimo, entrando in servizio il 31 gennaio 1881; nel 1884 divenne Furiere (sottufficiale addetto alla contabilità e agli aspetti amministrativi) del 17° Reggimento Fanteria, sostenendo il 22 luglio l’esame di ammissione al Corso speciale presso la Scuola militare. Durante il 2° anno del Corso, fu nominato Sottotenente (1886) e successivamente Tenente (1890) presso il 75° Reggimento Fanteria di Venezia.

Sposatosi con Egilda Mauro (originaria di Padova e Dama di compagnia della Regina) ebbe da lei, nel 1896, a Napoli, il figlio Raffaele e, successivamente, la figlia Lucia.

Nel 1902 rivestì il grado di Capitano del 93° Reggimento Fanteria, dapprima a Lecce e, nel 1910, ad Ancona, dove fu anche docente di agraria.

Teorico militare, curò il «Manuale per allievi caporali, allievi sergenti e volontari di un anno di fanteria» (Napoli 1898, 28 edizioni di 10.000 copie ognuna fino al 1921) e scrisse «Il valore intrinseco dell’uomo nella guerra» (Napoli, 1898), «Con le ferme brevi si deve più educare o istruire?» (Lecce, 1903), «Storia aneddotica del 61° Reggimento di Fanteria» e «Storia del 75° Reggimento di fanteria».

Nel 1915 venne congedato col grado di Maggiore a Lecce, insignito di sei Medaglie d’Oro e della Croce di Cavaliere della Corona d’Italia per meriti speciali.

Benché in congedo, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si offrì volontario per il fronte ma fu incaricato, col grado di Tenente Colonnello, di dirigere il Magazzino Vestiario del 2° Reggimento Bersaglieri in Roma (1915–1917). Nonostante la provata rettitudine, che gli valse la stima del Generale Giuseppe Menarini, fu accusato di presunte sottrazioni da alcuni disertori, scontando 3 anni di carcere preventivo. Estinta l’azione penale per amnistia, raccontò questa umiliante vicenda in due duri libelli: «Infamie e delitti di Inquirenti militari» e «Orfani e delitti di inquirenti militari» (Matino, Tip. Carra, 1921).

Il 22 novembre 1917 morì il figlio, Ten. Raffaele Stasi, studente di medicina partito volontario in guerra, i cui atti eroici gli valsero la Medaglia d’Oro al Valore Militare. Per tale ragione, nel 1919, si fece promotore, assieme agli altri reduci di guerra, della realizzazione del Monumento ai Caduti della Patria, dapprima in qualità di presidente dell’Associazione dei Combattenti e, successivamente, in qualità di Sindaco di Acquarica del Capo, carica che rivestì dal 14 ottobre 1920 al 29 dicembre 1921.

Dal 5 dicembre 1921 fu collocato a riposo per anzianità di servizio presso l'esercito e, pochi mesi dopo, con Regio Decreto del 7 maggio 1922, fu nominato Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e iscritto nella riserva.

In un clima politico molto teso, il 19 marzo 1922, presso Villa Egilda (attuale Villa Valiani), sua abitazione storica, svolse un pubblico comizio con l’intervento degli Ingegneri Luigi Roselli e Antonazzo venuti da Lecce, sull’opportunità di trasformare l’Associazione Combattenti in sezione del Partito Popolare Italiano. Per tale manifestazione non autorizzata, fu denunciato assieme ad altri partecipanti.

Il 20 dicembre 1922, chiese al Sottoprefetto di Gallipoli di prendere provvedimenti contro il comportamento violento dei fascisti locali. Questo gli attirò una spedizione punitiva tra il 25–26 dicembre presso la sede della ex Associazione combattenti, cui lo Stasi reagì depositando una serie di denunce. Nel 1923, con l’avvento del Commissario Prefettizio Domenico Stea, fu svolta un’opera di "pacificazione" tra i fascisti locali e lo Stasi, allora presidente dell’Associazione Reduci di guerra (che fu sciolta), il quale partì per Roma. Qui, scosso dalla notizia dell’assassinio dell’On.le Giacomo Matteotti (10 giugno 1924), inviò un telegramma alla vedova: «Stasi Noè, T. Colonnello nella Riserva, padre di Medaglia d’oro, morta in guerra, prima di lasciare Roma, devotamente saluta l’infelice Vedova dell’On. Matteotti, porgendoLe condoglianze vivissime».

Tornato nel paese natìo dopo le elezioni comunali, che videro la vittoria di esponenti vicini al Partito Nazionale Fascista, qualche anno dopo, il 4 novembre 1928, fece apporre sulla facciata della sua abitazione una lapide in memoria del figlio Raffaele di cui pubblicò la biografia «In memoria del Ten. Raffaele dott. Stasi» (Galatina, Ed. Marra e Lanzi, 1932).

Negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla produzione del seme di bachi da seta. Morì presso l’Ospedale "Vito Fazzi" di Lecce il 15 luglio 1938 e fu sepolto presso il Cimitero di Acquarica del Capo (oggi Presicce-Acquarica).


(Fonti: Carlo Stasi, «Dizionario enciclopedico dei salentini», Ed. Grifo, 2018; Antonio Brigante, «L’alloro sfrondato - Acquarica del Capo tra Grande Guerra e Fascismo», Collana «Cultura e Storia» della Società di Storia Patria - Sez. di Lecce diretta da Mario Spedicato, EdiPan, 2009; Stefano Caretti, «Matteotti - il mito», Ed. Nistri-Lischi, 1994; «Giornale militare 1884», parte II, Istituto Poligrafico dello Stato; Ministero della guerra, «Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli uffiziali dell’esercito italiano e nel personale dell’amministrazione militare», 1886, 1890 e 1922; Ministero della guerra, «Annuario militare del Regno d’Italia», 1887, 1888, e 1905, 1910; Ministero della guerra, «Ruoli di anzianità degli ufficiali in congedo», I, Stab. Poligrafico per l’amministrazione della guerra, 1919; «Annuario generale d’Italia e dell’Impero italiano», Ed. Pozzo, 1938).



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